Riforma reclutamento docenti

Riforma reclutamento docenti: le novità in Gazzetta Ufficiale

Il Decreto di Conversione n. 36 (convertito in legge N. 79 del 29 giugno 2022), riforma del reclutamento degli insegnanti, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

La riforma è legge, ma per la sua attuazione servono altri passaggi, ulteriori provvedimenti da emanare. Esso contiene il nuovo iter formativo che i futuri docenti dovranno seguire per conseguire l’abilitazione.

Vediamo in breve in cosa consiste e quali percorsi devono affrontare gli aspiranti insegnanti per ottenere la cattedra.

Novità per gli insegnanti: il percorso da 60 CFU

I futuri insegnanti della scuola secondaria di primo e secondo grado dovranno affrontare un percorso formativo da 60 CFU/CFA presso le Università, con una prova finale che comprenderà un test scritto (non più a crocette, ma con domande aperte) e uno orale. Il numero dei posti disponibili dipenderà dal fabbisogno di cattedre dell’anno scolastico.

Il percorso non è ancora definitivo e dovremo attendere il DPCM che dovrà essere pubblicato entro il 31 luglio 2022.

Questo Decreto Ministeriale dovrà indicare:

  • il contenuto e la struttura dell’offerta formativa, che corrisponde a 60 CFU/CFA, di cui almeno 10 in ambito didattico, comprese attività di tirocinio diretto e indiretto non inferiori a 20 CFU/CFA. Per ogni stage, la frequenza in classe non può essere inferiore a 12 ore;
  • la quantità di crediti universitari o accademici riservati alla formazione per persone con disabilità
  • quante attività formative siano necessarie per sostenere l’esame finale
  • modalità di svolgimento degli esami finali universitari, scritti e orali.

I 24 o 30 CFU già acquisiti saranno riconosciuti

Se gli insegnanti possiedono già 24 o 30 CFU (acquisiti entro il 31 ottobre 2022) in quanto già inseriti nelle GPS, questi verranno riconosciuti.

Gli insegnanti saranno poi comunque chiamati ad integrare la formazione iniziale, attraverso un percorso che li porti al conseguimento di 60 crediti.

Questa fase transitoria durerà fino al 31 dicembre 2024, tempo in cui i candidati dei concorsi a cattedra già in possesso di crediti, potranno conseguire i restanti dopo aver superato il concorso. Il nuovo regime, invece, entrerà in vigore tra il 2025 e il 2026.

Gli insegnanti che possiedono almeno tre anni di servizio svolti negli ultimi cinque anni potranno partecipare ai concorsi senza la necessità di ottenere ulteriori crediti o l’abilitazione. Tuttavia, è richiesto che almeno un anno di servizio sia stato svolto nella stessa classe di concorso per cui si partecipa al concorso.

Dunque, per accedere al ruolo: uno studente appena laureato in una facoltà magistrale, (triennale per ITP), deve accedere al corso da 60 CFU, superare la prova finale, iscriversi a concorso e superare un anno di prova in servizio con test finale e valutazione.

Come funziona il reclutamento docenti: costo, concorso, graduatoria, anno di prova

I concorsi saranno annuali e vi accederanno solo un numero limitato di candidati, in base al fabbisogno di cattedre di un certo anno. Il costo del corso è interamente a carico dello studente, ma ci sarà un prezzo calmierato, ovvero un tetto massimo che l’università dovrà proporre.

La frequenza di questi corsi sarà obbligatoria e in presenza, per un minimo dell’80% delle ore. Una volta ottenuti i 60 CFU a seguito della prova finale, si accede a un concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o nazionale.

Il concorso si suddivide in una prova scritta a risposta aperta, e una prova orale per verificare l’attitudine all’insegnamento, e infine l’apertura di una graduatoria in base ai risultati dei test.

Per la precisione, ci saranno due graduatorie: una composta dai vincitori che possiedono il titolo di studio e l’abilitazione, e una contenente i vincitori che devono ancora conseguire l’abilitazione, quindi coloro che stanno integrando il numero di crediti e chi ha effettuato tre anni di servizio.

I primi saranno assunti con contratto a tempo indeterminato e i secondi con contratto di supplenza annuale, che conseguiranno l’abilitazione attraverso i 30 CFU/CFA mancanti. Chi è in possesso di abilitazione avrà la priorità, mentre i futuri insegnanti sprovvisti di abilitazione saranno assunti qualora vi fossero posti vacanti.

Futuri insegnanti con abilitazione e insegnanti di sostegno

L’anno di prova è necessario per essere ammessi al ruolo di insegnante. Al termine di questo anno, subordinato al servizio svolto per almeno 180 giorni, di cui 120 di attività didattiche, è prevista una prova finale che consiste in un test di verifica delle competenze del futuro insegnante, e in una valutazione del dirigente scolastico e del comitato per la valutazione dei docenti.

Se questa prova viene superata, il docente è ammesso in ruolo nella scuola in cui ha prestato servizio, in alternativa dovrà ripetere l’anno di prova. Le regole appena riportate sono uguali anche per gli insegnanti di sostegno.

Il docente immesso nel ruolo dovrà permanere all’interno della medesima scuola per un periodo non inferiore a tre anni.

Futuri insegnanti sprovvisti di abilitazione

Ai vincitori del concorso non qualificati verrà chiesto di firmare un contratto annuale di supplenza con USR su base part-time e dovranno acquisire 30 CFU/CFA, attraverso i corsi di formazione iniziale e di qualificazione dell’Ateneo. Con il superamento degli esami finali (lezioni scritte e simulazioni) dei suddetti insegnamenti, gli interessati otterranno l’abilitazione all’insegnamento.

Una volta assunti nella scuola in cui hanno sostenuto il periodo di prova, vi dovranno restare nel ruolo di insegnanti per almeno quattro anni.

Novità della formazione retribuita

I docenti già in servizio, come previsto dal PNRR, possono essere premiati qualora decidessero di aderire al percorso di formazione su base volontaria. Coloro che supereranno con successo il corso triennale riceveranno una somma una tantum, che coincide con il 10 e il 20 per cento del proprio trattamento stipendiale.

Riforma utile o troppo complessa?

Il maxi emendamento di modifica al testo del PNRR contenente la riforma del reclutamento dei docenti propone nuove direttive per consentire agli aspiranti insegnanti di ottenere l’abilitazione. Qualcuno lo definisce un percorso lungo e tortuoso, ma dobbiamo tenere presente che l’obiettivo del Governo è quello di selezionare insegnanti preparati, con tutte le competenze necessarie per svolgere il loro compito in modo ottimale.

Non basterà più la laurea, ma occorrerà anche un percorso universitario specifico, per svolgere con consapevolezza i compiti connessi con la funzione di docente, portando a una maggiore partecipazione e inclusione degli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, impartendo gli insegnamenti adeguati, tenendo conto delle caratteristiche psicologiche e caratteriali delle classi e sapendo utilizzare gli strumenti tecnologici e innovativi.